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La pecorella perduta

"Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".

Il titolo di questa parabola, può portare fuori strada, noi la conosciamo come la parabola della pecorella smarrita, ma questa è la parabola del buon pastore, del pastore premuroso, del pastore che ha 100 pecore e non si rassegna a perderne nessuna. E’ il pastore, che ama le sue pecore, lui è il protagonista è Gesù. Queste immagini che Gesù evoca, erano familiari agli ascoltatori, e le parabole hanno proprio questo di bello, che portano gli ascoltatori da quello che vedono nella vita quotidiana fino alla verità che Gesù vuole inculcare. Le parole di Gesù richiamano per gli ascoltatori di quel tempo anche il cap. 34 di Ezechiele dove Dio si presenta a lui come il buon pastore che dice:

16 Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.

Tutti gli ascoltatori di Gesù, specialmente i dotti e i farisei, potevano capire che quello che Gesù diceva, era conforme alle scritture, come già predetto da Ezechiele, che un giorno ci sarebbe stato questo pastore premuroso che va in cerca della pecorella perduta.
Il messaggio, per noi, di questa parabola è che qualcuno ci sta cercando, che noi siamo preziosi per Dio; ma non come un numero nella massa. Questo è il perno della parabola, Gesù mette volutamente in contrasto la centesima pecora con tutte le altre 99 per dire che per Lui ognuno è prezioso; non siamo un numero nella massa, siamo delle persone singole. E’ come se Dio sapesse contare fino ad uno, e quell’uno sei tu, sono io siamo ognuno di noi. L’amore di Gesù è un po’ come l’amore della mamma; immaginate una mamma che ha 10 figli, forse che lei divide il suo amore, la capacità che ha di amare per 10 parti per dare una parte ad ognuno? No, lei ama ognuno dei 10 figli con tutto l’amore di cui ne è capace; così Dio fa con noi, ama ognuno con tutta la vastità, la profondità, l’infinità del suo amore.

Questo è il messaggio, noi siamo cercati, c’è qualcuno che ci sta cercando ed è l’immagine di Dio nella Bibbia, perché Dio nella bibbia è sempre colui che cerca l’uomo, e lo cerca per primo. Tutta la bibbia è piena di questa immagine, Dio che cerca il suo popolo; già cominciando da Adamo ed Eva che dopo il peccato si sono nascosti. La molla della conversione dell’uomo non dovrebbe essere tanto la paura del castigo e il rimorso, ma dovrebbe essere questo, che Dio lo sta cercando per amore, che siamo voluti da Dio ; questo è un messaggio che dovrebbe arrivare dritto al cuore soprattutto da quelle persone che non si sentono nella vita cercate, volute, amate da nessuno. Allora ecco che il messaggio di questa parabola dice: no, tu se cercato dalla persona più importante che esiste nell’universo, sei cercato voluto da Dio. In un passo di Isaia, Dio dice a Gerusalemme, che poi Gerusalemme è ogni persona: (Isaia Cap.62)
"12 Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata”.

Allora ognuno di noi, si deve sentire ricercato, voluto da Dio. E’ l’amore di Dio che ci deve spingere a fare tutto il resto. Un giorno, dopo aver ascoltato una parabola, Pietro disse a Gesù: Signore, questa parabola la dici per noi, o per tutti? Pietro aveva capito che le parabole del Signore avevano un messaggio troppo importante, troppo universale per non riguardare tutti; infatti anche noi, dopo aver ascoltato questa parabola, possiamo chiederci: per chi suona questa campana? Si può essere smarriti, non solo cadendo in un burrone, ma per es. rimanendo fuori dalla chiesa, rimanendo estranei alla vita della chiesa, non sentendosi più parte dell’ovile, ecc.. C’è un altro modo di essere smarriti, ed è quello di essere smarriti nelle cose, di essere distratti, di essere completamente assorbiti dalle preoccupazioni; quelle che Gesù chiama le Spine, il seme che cade tra le spine. Qualcuno potrebbe anche offendersi a sentire questa parabola, della pecorella smarrita, delle 100 pecore, del gregge, e dire: ma come, Gesù ci paragona a delle pecore, saremo delle pecore per Lui? Si !

Siamo delle pecore, ma in senso buono. L’uomo moderno si ribella all’idea di essere una pecora del gregge di Cristo, ma non si accorge che di fatto è diventato una pecora del gregge, perché noi siamo massificati; si parla oggi dei mezzi di comunicazione di massa; cosa vuol dire? Che i fruitori di questi mezzi sono la massa, altri stabiliscono dei modelli di comportamenti e noi li adottiamo, mangiamo quello che ci dicono in televisione, parliamo secondo gli slogan della televisione. Siamo diventati delle pecore. Se noi potessimo vedere la nostra vita, la nostra giornata come a volte si vede un filmato accelerato, ecco così probabilmente appariamo al volto di Dio. Allora la parabola di Gesù, ci dice invece che noi possiamo diventare pecore liberanti, sotto un pastore che ci ama e che ci vuole bene, non pecore che fanno quello che fanno gli altri. Questa parabola ci interessa ci tocca, se noi a questo punto siamo ben convinti che si parla di noi e che quella pecorella che Gesù va a cercare, non è chissà quale grande peccatore, chissà quale persona lontana dalla chiesa, ma è ognuno di noi, perche ci siamo alienati, ci siamo smarriti.

C’è un altro senso nel quale si può essere smarriti; in italiano quando si dice che una persona si è smarrita, può significare no che si è perduta, non si sa dove si trova, ma smarrita può significare anche una persona che è schiacciata dai problemi e non sa più far fronte ai problemi; bene questo messaggio è anche proprio per loro perché abbiamo sentito in Ezechiele, che il buon pastore, va in cerca della pecorella perduta, fascia quella ferita, raccoglie per terra le pecore malate se li mette in spalla e le porta a casa. Come avviene il ritrovamento di una persona che si è smarrita es. in montagna, sotto le macerie, ecc.. il ritrovamento avviene così: che i soccorritori gridano il suo nome e la persona che si è perduta grida anche lei, finche i due gridi si incontrano. Questo deve essere il modello anche per noi. Noi sappiamo adesso che c’è qualcuno che ci sta cercando; qualcuno potrebbe dire ma cosa gli costa prenderci per i capelli, farsi vivo, questo Dio che ci sta cercando è così assente, è così ignoto, è così invisibile. E no! Il problema è che Lui ci sta cercando rispettando la nostra libertà, non vuole sfondare, perché chiaramente Dio potrebbe, come ha fatto con Saul e con altri, prenderci per i capelli però normalmente Lui ci suggerisce, non si impone, allora anche con Dio bisogna fare così, cioè bisogna che alziamo la voce; Lui ci sta cercando, sta dicendo il mio nome e il vostro, bisogna che ascolti la nostra voce. C’è un salmo che si presta molto bene alla nostra meditazione, cioè per elevare il nostro grido, ed è il salmo 130:

"Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera".

Qui si tratta di una persona che ad un certo punto della vita si accorge di essere nel profondo, nel profondo della disperazione, nel peccato nel profondo di uno smarrimento e alza la voce. E allora cosa succede? Quando il buon pastore ascolta il nostro grido di soccorso, la nostra libertà, la nostra voce, che ci lasciamo cercare, trovare, succede quello che vediamo alla fine della parabola : c’è un’esplosione di gioia. Il perno della parabola è proprio la fine della stessa, la gioia del pastore che ha ritrovato. Gesù tutto contento, se la mette sulle spalle, ma non solo, chiama gli amici e si fa festa. Questo è il messaggio finale della parabola, la gioia di Dio di aver ritrovato la sua pecorella, che in questo caso potrebbe essere ognuno di noi.


COSE DA FARE: 1 Dove mi sento smarrito? 2 Come posso fare affinché il pastore, che mi sta cercando, mi trovi?