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Appuntamenti della Comunità

Gli ammalati

Quale messaggio ha per gli ammalati, e per tutti noi insieme a loro, la misericordia di Dio.  

Se, infatti, la misericordia ci annuncia che il cuore di Dio è capace di accoglierci con tutte le nostre miserie, fisiche, morali e spirituali, allora dobbiamo professare che certamente Dio, accoglie con infinita tenerezza e amore nel suo cuore i dolori, gli affanni e le prove di tutti noi, a cominciare da quelli che soffrono per malattie o disagi di vario genere. Questo è l’annuncio: il Signore ha cura di te, non ti ha dimenticato, vuole lenire le tue piaghe e alleviare le tue sofferenze, abbi fiducia in lui e abbandonati a lui, sostenuto dalla tenerezza materna di Maria, che è la messaggera dell’amore di Gesù, lei che ai piedi della croce ha partecipato con il suo dolore all’infinito dolore del suo figlio divino.

Il Signore, dopo che lui ci ha accolto nel suo cuore e ci ha resi partecipi del suo amore che salva, ci vuole chiedere che cosa vogliamo fare di tale accoglienza e di un tale amore. Ci chiede insomma di assumere un atteggiamento attivo, di prendere una decisione, di compiere una scelta.

Una persona già gravata da malattia e dolore potrebbe obiettare domandando che scelta può fare dal momento che è legata ad un letto e schiacciata dal peso della malattia.
Ebbene anche a una persona ammalata e a tutti è chiesto di compiere una scelta. E non ci è difficile comprenderlo se pensiamo che ci sono diversi modi di vivere anche la mancanza della salute.
E questo lo sappiamo per esperienza diretta o indiretta: di fronte alla perdita o alla mancanza di salute ci si può disperare e si può, al contrario, lottare, reagire, non rassegnarsi, sperare. In questa forma si presenta, per un malato, l’alternativa di fronte alla quale assumere un atteggiamento e fare la scelta.

Fratelli e sorelle carissimi, la scelta a cui siamo chiamati come discepoli di Gesù è quella della croce. E anche qui una persona inferma potrebbe far osservare di essere già in croce, il suo letto, la sua carrozzina o anche solo la sua terapia è diventata la sua croce.

Questo è vero per la sofferenza che sopporta, ma non lo è totalmente per il senso della fede.
Gesù chiede infatti di seguirlo sulla via della croce perché al vero discepolo presto o tardi succede ciò che è successo a lui, cioè di essere rifiutato, deriso, perseguitato e condannato.
Questa è la croce di Cristo di cui il discepolo è chiamato a farsi carico.
Vuol dire allora che le sofferenze naturali e involontarie, quali sono le malattie, non hanno nulla a che fare con la croce? Niente affatto.
Ma ciò che rende le malattie croce di Cristo e partecipazione alle sue sofferenze, non è la materialità del dolore, ma il modo di viverlo e il senso che gli viene dato.
Il dolore, ogni dolore, diventa croce e quindi partecipazione alla croce di Cristo quando noi lo affrontiamo come prova della fede.
Il Signore ci chiede di continuare a credere in lui anche nelle situazioni più difficili ed estreme; rimanendo fedeli a lui anche in tali situazioni, dimostreremo di essere veri discepoli, che rimangono sotto la croce, come Maria, a confessare la loro fede perfino quando tutto sembra negare ogni segno e ogni conforto alla fede.

Chi più di Maria ha non solo sofferto per il figlio che muore, ma ha visto messa alla prova la fede che nel figlio Dio stesso agiva?
Come continuare a credere che quel figlio era venuto da Dio se era finito in una maniera così catastrofica, come un abbandonato e un maledetto da Dio?
Maria davvero è la prima discepola e il modello di ogni discepolo, perché contro ogni evidenza ha continuato a fidarsi di Dio e del suo Gesù, ha accettato pazientemente ogni prova nella fiducia incrollabile che Dio è fedele e manifesterà la sua gloria, quando e come vorrà farlo secondo i suoi imperscrutabili disegni.

Sia dunque questo, sulle orme di Maria, il modo in cui tutti siamo resi più capaci e più disposti ad avvicinarci a chi soffre e metterlo al centro della società.
imparando «a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre».