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Appuntamenti della Comunità

Visita alla cugina Elisabetta

 

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”. Alzarsi in fretta per una donna che è all’inizio di una gravidanza non credo che sia proprio facilissimo. Tra nausee, giramenti di testa, sbalzi d’umore (chissà se anche Maria ne aveva), credo che c’è d’ammirare la forte volitività di questa donna. Attraversa, anzi corre, verso casa della cugina Elisabetta. Va lì per essere utile, per mettersi a servizio. Sa bene che ogni vera vocazione è vera solo quando diventa utile agli altri e non quando ci chiude in una beatitudine narcisistica. Quel viaggio è la prova del nove che Maria ha ricevuto una vocazione. Non si è “sistemata”, come si dice volgarmente da noi del Sud per dire che ha trovato una maniera per stare bene. Le vocazioni vere non ci “sistemano”, anzi ci mettono in uno stato di vera precarietà perché il viaggio è una cosa più faticosa e pericolosa di uno starsene chiusi in un garage. Noi non dobbiamo trovare garage dove “sistemarci”, (fossero garage in forma di matrimoni o di colletti da prete), noi dobbiamo chiedere al Signore di donarci una vocazione, cioè un viaggio. Un viaggio tutto nostro, forse precario, ma così tremendamente vero e bello. Chi vive così può solo portare gioia agli altri, e il Vangelo lo dice benissimo: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.